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L’arte di trovare le parole giuste

L’arte di trovare le parole giuste

Elisabetta Pozzi e Cristina Nolli traduttrici

La chiarezza ha un valore, la comprensibilità del messaggio rivela un alto indice di qualità.

Sbagliare una virgola può stravolgere il senso di un’intera frase e, nel mondo degli affari, può costare milioni di franchi. Sapere le lingue non significa essere bravi traduttori, è soltanto la base di partenza.

Elisabetta Pozzi e Cristina Nolli lavorano da 25 anni nel settore della traduzione, a livello istituzionale e per l’economia privata. Si occupano di testi giuridici, materiale pubblicitario, norme contrattuali e tutto ciò che deve essere trasmesso a un vasto pubblico dal tedesco, francese e inglese all’italiano. Secondo i dettami della deontologia professionale, si garantisce la massima qualità soltanto con la lingua madre.

A questo Pozzi e Nolli aggiungono competenza in materia: la prima, dopo la laurea e un’esperienza professionale al Parlamento europeo, proviene proprio dal mondo bancario, la seconda, dopo essere cresciuta nella Svizzera tedesca e aver ottenuto una laurea in Bocconi a Milano, ha lavorato a lungo come gestore patrimoniale in ambito bancario prima di concentrarsi sul settore delle lingue.

Quando traducono, dunque, comprendono esattamente il contenuto del testo che hanno di fronte.

Hanno inoltre la capacità di rielaborarlo cogliendo le sfumature della lingua, curando il testo anche sotto il profilo stilistico per essere certe che il messaggio arrivi a destinazione esattamente com’è stato concepito. La loro clientela capisce l’importanza della massima qualità e per questo la scelta imprenditoriale è stata di non diventare un’agenzia di traduzioni che, soltanto all’apparenza, offre lo stesso tipo di servizio.

«Puntiamo tutto sull’identificazione con il cliente. Ecco perché non subappaltiamo mai all’esterno il lavoro», sottolineano Elisabetta Pozzi e Cristina Nolli.

«Vogliamo essere interlocutori diretti, conoscere la realtà e la terminologia specifica. Ogni cliente, infatti, ha il suo linguaggio e pretende giustamente che venga mantenuto. Il lavorare insieme è un valore aggiunto, perché ci consente di occuparci di grossi progetti e di garantire un controllo della qualità».

Ecco gli elementi imprescindibili, secondo loro, per puntare alla perfezione.

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Per modo di dire

Per modo di dire

Hashtag o cancelletto?

Nel 2016 il linguista Tullio De Mauro scriveva che «da alcuni decenni impetuose ondate di anglismi si riversano nell’uso di chi parla e scrive le più varie lingue del mondo».

Già nel lontano 1987 il filologo Arrigo Castellani aveva diagnosticato un morbus anglicus, un virus capace di infettare la lingua italiana. Ed ecco dove siamo arrivati: partendo dai verbi googlare, hackerare, flaggare, taggare passiamo ai sostantivi fashion blogger, influencer, email, home, pin, slow food per finire con il tanto agognato weekend.

Come si legge nelle Raccomandazioni sull’uso degli anglicismi elaborate dalla Cancelleria federale, «l’uso di parole e stilemi stranieri è comunque favorito anche da altri tipi di motivazioni: velocità della comunicazione, retorica commerciale globalizzata, seduzione dei termini nuovi ed esotici, prestigio dell’uso di un linguaggio di moda, per citarne solo alcuni fra i principali».

Ma un po’ di prudenza non guasterebbe, se vogliamo continuare a parlare la nostra lingua.

©2023 ELISABETTA POZZI - Membro Associazione Svizzera Traduttori, Terminologi e Interpreti (ASTTI) Lat46 Digital marketing Lugano

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